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La battitura

Quello che vi proniamo di seguito, è stato sicuramente uno dei momenti maggiormente rappresentativi della vita sociale contadina.
In alcune vecchie foto la documentaziione dell’avvenimento.

La “battitura”, termine volgare per indicare la trebbiatura, era un evento molto importante che richiedeva notevole impegno di monodopera ancorchè effettuata con l’ausilio di mezzi meccanici.
Considerata momento di fatica collettiva, coinvolgeva oltre che i membri della famiglia, anche vicini e parenti non esclusi i più piccoli.

Nei giorni precedenti a quello stabilito per l’evento, nell’aia si preparava la mucchia disponendo con sapiente maestria i mannelli di grano che venivano portati con carri trainati da buoi.

Successivamente, nei pressi, si disponeva la trebbiatrice e il trattore con la caretteristica cinghia di trasmissione (vedi foto).

Di solito si iniziava all’alba.

Tutti i partecipanti avevano assegnato un preciso compito.

C’erano, quindi quelli addetti al carico della trebbiatrice, quelli addetti alla raccolta del grano, quelli per la raccolta della paglia e, solitamente i ragazzi, quelli addetti alla raccolta della lolla, cioè l’involucro dei chicchi di grano.

Una mansione particolare e non priva di difficoltà era quella di costruire, attorno ad uno o più stolli, i codiddetti pagliai.

Infatti la maestria consisteva nell’accatastare la paglia, estremamente scivolosa, in un ammasso stabile e talmente consistente da essere protetto anche dalle intemperie.

La paglia veniva poi utilizzata tagliandola a fette con particolari falcioni che davano al pagliaio una particolare e tradizionale forma.

Tutte queste operazioni venivano svolte rigorosamente da uomini.

Le donne avevano il compito di preparare le pietanze necessarie per la magiata con la quale si usava concludere la battitura.

Si apparecchiava nell’aia, coprendo lunghi tavoli improvvisati con lunghissime tovaglie di canapa, talvolta separando il tavolo dei padroni da quello dei contadini.

In ogni caso il pranzo, identico per tutti era tradizionalmente composto da: crostini neri, minestra in brodo con rigaglie, lesso di pollo e di locio (oca), nana (anatra) in umido, arrosto e fritto di coniglio e pollo, frutta cacio il tutto annaffiato da fiumi di vino servito nei caratteristici fiaschi impagliati.

Si concludeva con un giro di buon vinsanto.

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