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Il gusto delle pesche verdi

Giorni fa, mentre ero in coda alle casse del supermercato, ho notato la persona che mi precedeva con a fianco un bambino impegnatissimo a smanettare su un Game-boy. Non si è staccato da quel dispositivo portatile, neanche per un istante. Per carità, niente di male evidentemente, oramai è frequente vedere i ragazzi alle prese con simoli strumenti. Però la cosa mi ha fatto pensare a come il mondo dei ragazzi sia estremamente cambiato. Non so come ne perché, mi e venuta in mente questa domanda. “Ma, questo bambino conosce o conoscerà mai il gusto asprigno e la croccantezza delle pesche non ancora mature?”. Inconsciamente sono stato catapultato nel passato e nel mio immaginario sono apparse scene straordinarie. Mi sono rivisto bambino, quando nei tiepidi pomeriggi di tarda primavera andavamo, come si diceva noi, a “fregare le peschine cerbe”. Consapevoli del rischio di qualche ceffone o pedata nel sedere, da parte dei contadini, ci riempivamo le tasche di pesche, piccole e verdi, che sgranocchiavamo sull’argine dell’Arno. Mi sono ricordato delle escursioni alle “Smotte” nei pressi del Colle dei Cappuccinidi e di quando, con gli steli di “vena sarvatica” (1), facevamo i cappietti per catturare le lucertole. Che dire poi della manualità e inventiva posta nella costruzione delle fionde. Trovare il giusto rametto di “loppio” (2), sagomarlo, farlo asciugare nel forno della stufa a legna, montare gli elastici ottenuti da spezzoni di camera d’aria tagliata ad anelli. Come dimenticare le battaglie con i fucili ad elastici fatti con una semplice tavoletta sagomata grossolanamente a forma di fucile sulla quale si montava un “chiappanasi” (3) per tenere fermo l’elastico, anch’esso fatto con anelli di camera d’aria. Certo è, che davanti ad un ginocchio “sbucciato”(4) i nostri genitori non la facevano tanto lunga, mentre oggi un piccolo graffio è motivo di preoccupazione.

D’accordo, altri tempi, ….migliori? Chissà!!

 

Note:

  1. nome volgare di Avena Fatua
  2. la pianta che reggeva le viti
  3. molletta per fermare i panni stesi
  4. con escoriazioni.
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